Riporto integralmente un articolo letto su Exhibart.onpaper scritto da Marinella Paderni che ho trovato decisamente interessante.
"La sensorialità sta avendo il predominio sulla materialità del mondo, e nel prossimo futuro questo accadrà sempre di più.
L'avvento di una sollecitazione sensoriale quotidianan e massiccia, ad opera delle tecnologie telematiche che producono sempre più informazioni e oggetti immaginari e immateriali, sta conferendo una centralità preminente al corpo umano che è diventato il contenuto dei new media.
"If the medium is the messagge, the user is the content" ("Se il medium è il messaggio, il fruitore è il contenuto"), così il sociologo Derrick De Kerckhove ha parafrasato il celebre aforisma di Marshall McLuhan prefigurando, sulla scia di pensiero del maestro, un presente futuro in cui l'uomo vivrà ancora più in simbiosi con la tecnologia.
Grazie alle nuove possibilità di movimento e di azione che i new media concentono al corpo umano - ubiquità, comunicazione e telepresenza istantanee, memorie a stoccaggio illimitati delle informazioni e delle immagini, creazione di beni immaginari - i nostri sensi si sono trasformati in raffinati strumenti di penetrazione della realtà e di conoscenza del mondo. lavorando sulla sub-muscolarizzazione e sulle risposte automatiche delle cellule specchio, la tecnologia si sta trasformando in un dispositivo altrettanto sensoriale quanto l'arte: come l'arte, essa opera direttamente un massaggio sui nostri sensi stimolando sia il corpo che la mente; ma ancora più dell'arte, oggi si sta imponendo come interfaccia tra noi e il mondo.
Un'interfaccia importante solo rispetto allo spazio e al tempo esterni al corpo. I new media non solo consentono una maggiore estensione tattile del corpo proiettata nell'ambiente, ma interagiscono anche con l'interiorità dell'uomo reinventando il desiderio e la sua sublimazione.
Se la telerealtà (la televisione) ha sfruttato in questi anni le pulsioni umane portando alla distruzione del desiderio e alla creazione di un immaginario-feticcio, tecnologie come internet permettono invece di ricostrituire quelle relazioni associative tra produttore e fruitore, che da spettatore passivo è diventato attore, interprete.
Sempre De Kerckhove individua nel bletooth e nel cellulare la nuova "aura" dell'uomo, in quanto sono dispositivi che segnano una presenza uno spazio dell'essere esterno al corpo (il campo di ricezione) e interno (un'identità ubiqua).
Questo rinascimento ad opera dei new media, in cui il corpo partecipa direttamente delle immagini e delle informazioni prodott, trova una corrispondenza antica nell'arte.
L'arte è un dispositivo che da sempre integra gli esseri umani, ma mai come oggi l'opera d'arte si apre ad una totale integrazione del fruitore nelle modalità di produzione di senso. Questa nuova cultura, che ha generato in anni recenti le pratiche open source nell'arte e l'autorialitò multipla, è resa possibile grazie all'opera di mediazione congiunta di arte e nuovi media.
Due esempi artistici, uno risalente a oltre trent'anni fa e uno recente, mostrano come l'arte abbnia saputo sempre "vedere" oltre l'0impiego meramente utilitaristico delle tecnologie e rappresentare il loro spettro d'azione sulla sensorialità e sulla creatività.
Con Esposizione in tempo reale nr. 4: Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio (1972) e Film disseminato (1973-76). Franco Vaccari ha rivelato in tempi non sospetti il desiderio istintivo di apparire nel mondo di "mettersi in mostra" accettando anche la propria sparizione nella presenza-assenza fotografica. Le centinaia di strip realizzate con la Photomatic e apposte nel padiglione della Biennale di Venezia del 1972, insieme a quelle ricevute dall'artista per Film Disseminato, sono un corrispettivo originario dei milioni d'immagini scattate oggi con i telefoni cellulari e messe in rete. Anche se la tecnologia è diversa, l'uomo continua ad essere il contenuto di un'opera di mediazione tra scenari vecchi (i desideri istintuali, i comportamenti sociali) e scenari nuovi (l'immaterialità della telepresenza e la perdita dd'identità del mondo):
Sia per Vaccari che per l'artista messicano Rafael Lozano-Hemmer, la tecnologia non va nè celebrata nè demonizzata. E' parte dell'uomo, delkla sua cultura, del suo inconscio.
Semmai, il linguaggio della globalizzazione (della fotografia al Bluetooth) va meditato e ripensato attraverso l'arte, l'unica forma d'integrazione capace di realizzare un nuovo equilibrio sensoriale e mentale tra umano e artificiale.
Lozano-Hemmer è un artista elettronico che crea coinvolgenti installazioni interattive tra l'architettura e la performance grazie alla robotica e ai nework telematici. In Pulse (2007) l'artista ha chiesto al pubblico di "dar vita" all'opera attraverso la registrazione computerizzata del proprio battito cardiaco, segnalato nello spazio dall'accensione di una lampadina. La registrazione avveniva impugnando un manubrio, i cui sensori inviavano un impulso elettronico alla lampadina che si accendeva. Entrando nell'installazione si veniva accolti da cento lampadine appese al soffitto dello spazio, cento tracce del passaggio di altrettante persone che con la loro "luce" , creavano un ambiente magico e vibrante di presenze nell'assenza.
L'arte può anche quando l'unica materialità è espressa dalla tecnologia.
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1 commento:
post davvero molto interessante e ricco di stimoli
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